Sei miliardi, per proteggere l’oceano o per distruggerlo?

Giovedì 7 marzo 2019 i ventisette membri della Commissione per la Pesca (PECH) del Parlamento europeo dovranno pronunciarsi su un Regolamento europeo di fondamentale importanza per il futuro dell’oceano. I deputati voteranno a scrutinio segreto[1] la destinazione dei 6 miliardi di euro che saranno assegnati al settore della pesca, all’acquacoltura e alla protezione dell’ambiente marino in Europa tra 2021 e 2027. Il prossimo Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP) dovrà plasmare il modello economico delle attività in base allo sfruttamento delle risorse selvatiche e degli allevamenti fino al 2027,[2] vale a dire quasi alla scadenza data dall’IPCC per rendere tutte le nostre modalità di produzione e consumo compatibili con i limiti biologici del pianeta e l’imperativo climatico.

In un contesto in cui il 69% degli stock ittici è oggetto di sovrapesca in Europa,[3] gli industriali hanno quasi del tutto eclissato le piccole imprese a colpi di concorrenza sleale e l’occupazione nel settore della pesca della pesca è stata dimezzata in trent’anni,[4] lo strumento finanziario europeo, data l’importanza della sua dotazione, ha il potere di porre fine a un circolo vizioso nel quale la pesca europea è rimasta intrappolata per decenni[5] e di rispettare gli impegni europei e internazionali dell’Europa, e cioè proteggere l’ambiente marino, ricreare la biodiversità marina e le popolazioni ittiche,[6] eliminare le sovvenzioni nocive che incoraggiano la sovrapesca[7] e porre fine alle pratiche distruttive di pesca.[8]

Purtroppo, la pletora di emendamenti (1028 in totale) ricevuta dalla Commissione Membri lascia presagire il peggio. Nella sua proposta di regolamento, la Commissione europea ha aperto una porta, in cui i deputati si sono precipitati a entrare, proponendo emendamenti retrogradi come la possibilità di reintrodurre gli aiuti pubblici per il rinnovo e l’ammodernamento di alcune categorie di imbarcazioni. Questo, pur sapendo perfettamente che questi aiuti nocivi sono stati tuttavia vietati dall’Unione europea dal 2005, proprio per combattere la sovraccapacità delle flotte e lo sfruttamento eccessivo. Questi emendamenti, portati avanti dall”eurodeputato spagnolo e relatore sul testo Gabriel Mato (PPE), e dagli eurodeputati della Commissione per la Pesca (PECH), sono pericolosi perché fingono di aiutare la piccola pesca artigianale per riaprire in realtà il vaso di Pandora dei finanziamenti per il rinnovamento della flotta che rischiano di portare la pesca europea alla rovina. Da parte del gruppo italiano, l’unica eccezione sostanziale viene da parte di Marco Affronte. Ma ciò non sarà sufficiente per fare la differenza, soprattutto se i socialisti (specialmente Renata Briano) continueranno ad allinearsi con il PPE.

Le sovvenzioni pubbliche per la costruzione e la modernizzazione sono state identificate da tutti gli esperti e governi del mondo all’ONU come causa principale della sovrapesca nel mondo. A livello globale, i ricercatori stimano che il 60% degli aiuti al settore della pesca è rappresentato da sovvenzioni dannose che promuovono l’eccesso di capacità delle flotte e inesorabilmente portano a un eccessivo sfruttamento delle risorse. Gli aiuti alla costruzione, al rinnovo e alla modernizzazione rientrano tipicamente nella categoria degli aiuti nocivi che spingono la pesca oltre l’equilibrio economico – e ben oltre l’equilibrio biologico.

I deputati lamentano l’invecchiamento delle flotte e accusano il cambiamento climatico per giustificare gli investimenti che sovraccapitalizzano il settore e portano alla rovina dell’ambiente marino e alla pesca su piccola scala. Non riescono a lasciarsi alle spalle questo produttivismo totalmente obsoleto“, aggiunge Frédéric Le Manach, direttore scientifico di Bloom. “L’OCSE ha dimostrato che gli aiuti che riducevano i costi dei pescatori causavano il più forte aumento dello sforzo di pesca e della sovrapesca. Gli unici finanziamenti benefici sono quelli che indirizzano le attività verso la sostenibilità, che rafforzano la gestione della pesca, il monitoraggio, la raccolta di dati scientifici e, naturalmente, la protezione dell’ambiente marino e delle specie.”

In questo preciso momento, l’Unione europea sta lavorando presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) per ottenere un accordo multilaterale che vieti sovvenzioni dannose che incoraggiano la sovrapesca e la sovracapacità,[9] e diversi eurodeputati propongono di reintrodurle! Siamo oltre la schizofrenia!“, si indigna Mathieu Colléter, responsabile delle relazioni istituzionali per Bloom. “Anche se gli emendamenti saranno respinti, cosa per la quale combatteremo con tutte le nostre forze insieme ad altre ONG europee, il fatto stesso di averle depositate o co-firmate scredita totalmente i deputati. Non sono all’altezza della posta in gioco e della gravità assoluta della nostra situazione collettiva e mettono in pericolo il nostro futuro.”

> Leggi la lettera aperta inviata dal fondatore di BLOOM Claire Nouvian ai deputati

Se questi emendamenti saranno approvati giovedì 7 marzo, l’Unione europea potrà mettere una croce definitiva sulla sua ambizione di condurre il settore della pesca e delle risorse marine alla sostenibilità sociale e ambientale, dichiara Valérie Le Brenne, incaricata da BLOOM per le ricerche sulle sovvenzioni, che ritiene che il voto di giovedì sarà una prova di fuoco per i Parlamentari europei.

Le ONG BirdLife, ClientEarth, Seas at Risk e WWF hanno passato al vaglio tutti gli emendamenti e formulato raccomandazioni che BLOOM sostiene pienamente, invitando i deputati a seguirle. Le ONG insistono sul fatto che almeno il 25% delle sovvenzioni pubbliche dovrebbe essere destinato alla protezione della natura e il 25% alla raccolta dati, al monitoraggio e al controllo delle attività di pesca.[10]

La “coalizione del diniego, formata da parlamentari firmatari di emendamenti nefasti che consentono di pescare di più, deve riconsiderare urgentemente la sua posizione alla luce delle raccomandazioni formulate dalle organizzazioni della società civile, rischiando altrimenti di compromettere in modo disastroso la legittimità del Parlamento a governare il nostro destino collettivo.

Questo testo fondamentale è uno degli ultimi su cui la commissione PECH si dovrà pronunciare. Dopo il voto in commissione, il Regolamento dovrà essere votato in plenaria da tutti i 751 deputati al Parlamento europeo. Questa votazione deve avvenire prima dell’ultima sessione plenaria che si terrà la settimana del 15 aprile. I negoziati del trilogo, con il Consiglio e la Commissione, potranno iniziare solo dopo le elezioni europee.

> Leggi le raccomandazioni delle ONG
Per saperne di più

La manovra dei deputati della Commissione per la Pesca del Parlamento europeo, volta a mantenere ad ogni costo un modello economico vantaggioso per gli industriali, si nasconde dietro apparenze virtuose: il pretesto di aiutare la piccola pesca artigianale. Da un lato, si propone di finanziare il loro strumento di produzione, dall’altro, si introducono misure perverse come quella che prevede che gli Stati membri possano definire a loro piacimento la piccola pesca costiera: tali disposizioni permetterebbero alle imbarcazioni industriali di pretendere aiuti che finora sono stati loro giustamente vietati.

note e riferimenti

[1] Nessuna tracciabilità è possibile per i voti nelle Commissioni.

[2] L’attuale proposta di regolamento comprende quattro priorità: 1) Promuovere la pesca sostenibile e la conservazione delle risorse viventi del mare 2) Contribuire alla sicurezza alimentare nell’Unione europea attraverso l’acquacoltura e mercati competitivi e sostenibili 3) Favorire la crescita di un’economia blu sostenibile e promuovere la prosperità delle comunità costiere 4) Rafforzare la governance internazionale degli oceani e assicurare che mari e oceani siano sicuri, puliti e gestiti in modo sostenibile.

[3] Froese et al. (2018) Status and rebuilding of European fisheries. Marine Policy, 93: 159-170.

[4] Negli ultimi trent’anni il numero di pescatori nella Francia metropolitana è stato dimezzato, passando da circa

30 000 a meno di 13 000. Fonte: Le Floc’h (2017) Pesca marittima francese. 1983-2013. Rennes University Press.

[5] European Commission (2009) Green Paper. Reform of the Common Fisheries Policy. Brussels. Disponibile qui: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2009:0163:FIN:en:PDF.

[6] Vedere l’articolo 2 sugli obiettivi della PCP, regolamento UE n. 1380/2013.

[7] Obiettivo di sviluppo sostenibile 14.6 adottato all’unanimità all’ONU nel 2015.

[8] Obiettivo di sviluppo sostenibile 14.4.

[9] Da vent’anni a questa parte, le sovvenzioni al settore della pesca sono state oggetto di negoziati presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) con l’obiettivo di raggiungere un accordo multilaterale per vietarle. L’OSS 14.6, adottato dalle Nazioni Unite nel 2015, ha fissato la scadenza per l’eliminazione di tali finanziamenti entro il 2020 e ha contribuito a rilanciare i negoziati dell’OMC.

[10] https://www.documents.clientearth.org/library/download-info/joint-ngo-position-post-2020-european-maritime-and-fisheries-fund/

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