Futuro del mare, l’Italia al bivio

A un passo da una decisione irreversibile

 

Nei prossimi giorni l’Italia corre il rischio di commettere un errore senza precedenti che porterebbe inevitabilmente alla distruzione dei mari. Il 18 giugno rischia infatti di ratificare al Consiglio dell’Unione europea la sua posizione ufficiale riguardo a una misura d’importanza capitale – se vogliamo avere qualche speranza di fermare lo sfruttamento e il degrado cronico dell’ambiente marino. La questione sul tavolo è l’eliminazione delle sovvenzioni pubbliche che incoraggiano la sovvrapesca e la sovraccapacità delle flotte.

 

Nel 2015 in sede ONU le nazioni hanno concordato un obiettivo comune: eliminare entro il 2020 le sovvenzioni che contribuiscono alla sovvrapesca e alla sovracapacità delle flotte ( SDG 14.6 ). Come per le emissioni di gas effetto serra in ambito climatico, è infatti possibile individuare un’origine comune nella distruzione di pesci e mari: i fondi pubblici versati dagli Stati alle flotte da pesca industriali.

 

Ma invece di sostenere l’obiettivo, l’Italia sta usando tutto il suo peso diplomatico per mettere a repentaglio questo impegno cruciale, mettendosi a servizio degli interessi miopi e distruttivi delle lobby della pesca industriale. Il governo Conte ha scelto di rinnegare i suoi impegni internazionali pronunciandosi a favore della reintroduzione di sovvenzioni dannose che incoraggiano la sovracapacità delle flotte e la sovvrapesca! E – stando alle ultime notizie sul Consiglio dell’Unione – la strategia italiana sta funzionando, facendoci presagire il peggio sulla posizione finale che sarà adottata il 18 giugno.

 

Ad appoggiare la sua linea, l’Italia ha trovato validi alleati nella Francia del presidente Macron oltre che nel primo ministro spagnolo Sánchez. Un triumvirato ben consapevole del fatto che aprendo la scatola di Pandora di sussidi dannosi si escluderà ogni possibilità di risolvere il problema del sovrasfruttamento marino nel mondo. Italia, Francia e Spagna sanno anche che la posizione europea sarà esaminata dai partner internazionali in quanto determinante per l’esito di un accordo multilaterale sull’unico rimedio universale alla sovvrapesca: l’eliminazione delle sovvenzioni nefaste.

 

La posizione scritta che l’Italia difende nei negoziati del Consiglio sul prossimo strumento finanziario del settore della pesca (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca – FEAMP) comprende un trittico non scevro di cinismo: 1) finanziamento per il rinnovo e ammodernamento delle flotte 2) ampliamento della definizione di pesca su piccola scala, mettendo a rischio quest’ultima e 3) diminuzione della trasparenza e del controllo dei fondi.

 

Se l’Italia non cambierà radicalmente la sua posizione per proteggere gli ecosistemi marini e i pescatori artigianali dagli istinti devastatori delle lobby, il governo di Conte e di Salvini si renderà responsabile per il fallimento dell’intera Agenda 2030 a livello internazionale. È superfluo precisare che questa vergognosa posizione italiana, conseguenza diretta dell’opacità delle istituzioni, non è stata oggetto di alcuna consultazione o comunicazione pubblica. Di fronte a questa situazione, chiediamo al governo italiano di appoggiare l’obiettivo di sviluppo sostenibile 14.6 e di opporre resistenza alle potenti lobby della pesca industriale spagnola e francese.

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